“Comunicare per ripartire”, Rai Pubblicità parla al mercato con il nuovo spot
“Comunicare per ripartire” è questo il nome della campagna realizzata da Rai Pubblicità per dare voce al mercato. L’obiettivo è chiaro: ricordare l’importanza della comunicazione, che oggi più che mai può rappresentare una spinta per far ripartire l’economia.
Dopo un’iniziale fase di disorientamento, spiega la concessionaria pubblicitaria della Rai in una nota, è subentrata una fase di innovazione di forma e di messaggi in cui le marche hanno lavorato in un’ottica di brand activism, per rilanciare e amplificare messaggi socialmente utili. Oggi siamo alla fase della consapevolezza in attesa della rinascita, in cui la pubblicità, rappresenta il motore economico per la ripartenza del Paese.
“Con questa campagna vogliamo portare all’attenzione del grande pubblico il ruolo che le marche e la comunicazione pubblicitaria hanno e avranno per far ripartire i consumi”, dichiara Gian Paolo Tagliavia, Amministratore Delegato di Rai Pubblicità. “Come Rai Pubblicità abbiamo voluto uscire dal perimetro degli addetti ai lavori perché riteniamo che, come parte del Servizio Pubblico, possiamo essere utili per creare valore per tutti gli attori del mercato, in una logica di sistema. Per questo siamo particolarmente contenti del patrocinio che UPA ci ha voluto concedere”.
La campagna, oltre alla pianificazione sui canali tv Rai generalisti e specializzati, avrà una speciale declinazione sulla stampa trade. L’iniziativa sarà pubblicata anche sul profilo Linkedin di Rai Pubblicità e sul sito e sui social di UPA.
Intanto, la Rai ha diffuso un comunicato stampa in merito “alle indiscrezioni emerse su alcuni organi di informazione, rispetto a possibili accuse e polemiche riguardo ai prezzi praticati dalle varie concessionarie di pubblicità televisiva”, sottolineando che “risulta evidentemente infondata l’accusa di ‘dumping’ nei confronti di Rai Pubblicità: basta verificare l’evoluzione delle quote di mercato degli ultimi anni per vedere l’affermazione di nuovi soggetti grazie a prezzi particolarmente aggressivi. A questo si aggiunge la posizione di assoluta preminenza del principale operatore, che, ancora oggi, controlla una quota ben superiore al 50% del mercato della pubblicità”.