I dipendenti della Camera di Commercio di Padova volontari alle cucine economiche popolari. E nel 2025 il progetto si apre alle imprese
Attivato un progetto di volontariato formativo d’impresa, le ore di servizio sono riconosciute come una proposta formativa e regolarmente retribuite: 41 i dipendenti dell’ente di piazza Insurrezione che hanno aderito alla proposta
All’accoglienza, in servizio in cucina o ai tavoli, “volontari” per un giorno, durante l’orario di lavoro, accanto alle persone fragili: 41 dipendenti della Camera di Commercio di Padova hanno raccolto la sfida lanciata dall’ente, che ha attivato un progetto di volontariato formativo di impresa alle cucine economiche popolari – Cep. In questi giorni sono impegnati in un’attività di formazione e servizio di 6 ore ciascuno, un percorso che si concluderà in gennaio.
In precedenza tutti i lavoratori che avevano aderito alla proposta – fra loro anche il segretario generale Roberto Crosta – avevano seguito un momento formativo affidato a suor Albina Zandonà, direttrice delle Cucine economiche popolari.
Anche la mattinata alle cucine economiche popolari integra formazione esperienziale e servizio: le prime due ore, affidate a un operatore delle Cep precedentemente formato da un trainer aziendale, sono dedicate al tema della gestione del conflitto, per ricercare insieme un modo per viverlo senza subirlo o mettere in atto azioni aggressive.
Successivamente i lavoratori vengono coinvolti nell’attività di servizio durante l’orario del pranzo, insieme agli operatori e agli altri volontari delle cucine. L’esperienza si conclude con un momento dedicato alla riflessione, per chiedersi in che modo quanto vissuto può diventare prezioso anche nel proprio quotidiano lavorativo, in particolare per quanto riguarda il tema della gestione del conflitto.
Il progetto – realizzato in collaborazione con la fondazione Human Foundation – è stato promosso dalla Camera di Commercio e vede il coinvolgimento della Fondazione Nervo Pasini, che gestisce le cucine popolari, selezionata attraverso un bando. La proposta, sfidante, è stata aperta a tutti i 100 dipendenti e ha registrato un’adesione alta, superiore alle aspettative.
Le ore di volontariato sono riconosciute a tutti gli effetti come ore di servizio lavorativo: l’esperienza ha un alto valore formativo perché allena le persone a misurarsi con un contesto di servizio ai più fragili, fuori dalla zona di comfort, sviluppando nuove competenze.
Lo step successivo del progetto prevede, all’inizio del 2025, il coinvolgimento di almeno quattro imprese del territorio, individuate attraverso un bando. Le realtà che aderiranno alla proposta potranno beneficiare di voucher per la copertura del costo dei lavoratori nelle ore dedicate al servizio e saranno accompagnate nella realizzazione di attività di volontariato sociale ai fini del rispetto e della rendicontazione nell’ambito dei principi ESG, acquisendo specifici crediti sociali.
Un’occasione – per le aziende – di sviluppare la cultura del dono, migliorare il clima organizzativo, contribuire a rispondere ai bisogni sociali del territorio partecipando ad un progetto pilota e adempiere alle richieste della direttiva europea ESRS relativa alla rendicontazione di sostenibilità attraverso i crediti sociali.
«Le cucine economiche popolari – spiega Antonio Santocono, Presidente della Camera di Commercio di Padova – rappresentano un presidio importante per il nostro territorio, non solo per il loro valore sociale, ma anche per l’impatto economico positivo: concorrono a ridurre le situazioni di marginalità e di rischio ed erogano prestazioni per un valore sociale distribuito di 1,5 milioni l’anno come certificato dall’ultimo bilancio sociale. Al tempo stesso sono anche uno spazio di innovazione sociale, che negli ultimi anni ha visto nascere tanti progetti per gettare un ponte con il territorio. Per questi motivi nel 2023 abbiamo premiato le cucine con il Premio al lavoro e al progresso economico. Il percorso di volontariato formativo di impresa rappresenta un’occasione per scoprire una realtà di cui il nostro territorio deve andare orgoglioso, ma al tempo stesso una bella occasione per le nostre imprese per proporre ai loro collaboratori un progetto di grande valore formativo».
«Gli ospiti – aggiunge suor Albina Zandonà – sono a tutti gli effetti “maestri” per le persone che si accostano a questa proposta, le loro storie hanno molto da raccontare a chi sa mettersi in ascolto. L’esperienza del volontariato formativo d’impresa si sta dimostrando un’occasione di formazione umana significativa, che in qualche modo rovescia la logica: chi si mette a servizio delle persone vulnerabili riceve e impara proprio dalle persone che aiuta».