Che gli effetti del coronavirus riguardino anche l’economia è un dato oggettivo. Le ripercussioni nel mercato del lavoro coinvolgeranno l’intero pianeta, ma in particolare il Vecchio Continente. In Spagna circa 900mila persone avrebbero già perduto il lavoro a partire dal 12 marzo. E nel nostro Paese?
Sembrerebbe reggere per il momento il mercato del lavoro italiano. A febbraio il tasso di occupazione è risultato fermo al 58,9% e quello di disoccupazione in leggera discesa al 9,7% a fronte però di un aumento degli inattivi. Senza lavoro tra i giovani al 29,6 per cento. Ma si tratta in realtà di dati già sbiaditi, perché le ripercussioni del lock down si avvertiranno soprattutto sui mesi di marzo e aprile. E con una disoccupazione giovanile al 30% non è possibile attendersi niente di buono.
Secondo l’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea) i posti di lavoro nel settore auto che sono stati travolti dal blocco sono già 1,11 milioni in Europa. In Italia sono circa 70 mila, in Germania oltre 569 mila, in Francia 90 mila, in Belgio 14.600, in Cechia 45 mila, in Polonia quasi 18 mila, in Spagna 60 mila, in Romani 20 mila, in Ungheria 30 mila.
La perdita di produzione in Italia è stata finora di oltre 78 mila veicoli, in Germania di quasi 400 mila, in Francia di 13 mila, in Spagna 237 mila, in Cechia 83 mila, in Polonia 43.500, mentre in Ungheria quasi 35 mila.