Partite IVA: addio al regime forfettario sino ai 100mila euro: la ricerca del Sole24ore
L’addio al regime forfettario in rischia di lasciare a tasche vuote quasi un professionista su dieci. Per la precisione l’8,4% del totale.
L’addio al regime forfettario in versione rischia di lasciare senza parole quasi un professionista su dieci.
Per la precisione l’8,4% della platea. Parliamo della partite Iva con aliquota al 20%, riservata ai contribuenti con ricavi o compensi annui tra i 65 e i 100mila euro.
Già prevista dall’ultima legge di Bilancio, è destinata a scattare dal 2020.
Il premier, Giuseppe Conte, ha annunciato che manterrà l’aliquota al 15% per chi ha ricavi fino a 65mila euro (fatto quasi scontato) e cercherà «di incrementarla anche per i redditi superiori»
Chi rischia l’esclusione
La risposta è nel monitoraggio del Sole 24 Ore del Lunedì sui ricavi dichiarati a fini previdenziali a sei Casse, che rappresentano oltre 418mila professionisti ordinistici su un totale di circa 1,7 milioni.
Di fatto, nel 2018 il 13% dei commercialisti ha denunciato alla propria Cassa un giro d’affari compatibile con la flat tax potenziata (cioè tra 65 e 100mila euro). Oltre la media si collocano anche i consulenti del lavoro (11%) e i periti industriali (sempre 11%). Minore, invece, l’incidenza per gli avvocati (8%), i geometri (6%) e gli iscritti all’Epap, ente pluricategoriale di agronomi, attuari, chimici e geologi (6%).
Manca, invece, il dato di Inarcassa (ingegneri e architetti) che fa sapere di non elaborare «estrazioni ad hoc finalizzate alla pubblicazione di dati non precedentemente distribuiti» agli stakeholder istituzional
Se si scava più in profondità, si vede che un possibile addio al forfait maggiorato rischia di essere molto più pesante per i professionisti senior. Per tutte le categorie monitorate, le fasce d’età più colpite sono quella dai 41 ai 50 anni (commercialisti, periti industriali) e quella dai 51 ai 65 anni (avvocati, consulenti del lavoro, geometri e iscritti all’Epap).
Notevole anche l’impatto per gli over 65, mentre nella fascia degli under 30 – tipicamente con magri introiti – i potenziali esclusi non arrivano quasi mai all’1 per cento.