Storia di un gin dal sapore italiano
Nel pieno della campagna inglese nell’Hampshire si staglia la magnifica distilleria del Bombay Sapphire gin. E’ dal 2014 che la distilleria è in piena produzione in quest’area verde e tranquilla dell’Inghilterra.
Sono oltre 7000 le etichette di gin al mondo ma Bombay Sapphire le batte tutti. Bombay Sapphire nasce nel 1987 per merito di Roux che rivoluzionò l’identità del gin in un periodo in cui le sue quotazioni erano in ribasso in parte a causa del successo ottenuto dalla vodka.
Tutti i gin Bombay sono dei London Dry Gin, che è un’indicazione di stile non una denominazione geografica, prodotti tramite infusione di vapore ovvero tutte le botaniche sono collocate in un cestello a forma di disco, secondo un rigoroso e studiato ordine logico, attraverso il quale passano i vapori alcolici della distillazione.
Ma da dove arrivano gli ingredienti delle botaniche? In tutta questa storia così british c’è tuttavia spazio anche per l’Italia. Gli ingredienti che arrivano da agricoltori, piccole aziende a conduzione familiare come la toscana famiglia Pastorini.
A capo della selezione delle botaniche c’è l’italiano Ivano Tonutti. Considerato nell’ambiente quasi come un guru, Tonutti nel suo quartier generale di Ginevra sovrintende la delicata operazione di scelta e selezione, testando quasi quotidianamente le diverse botaniche che servono a comporre il bouquet del Bombay: la liquirizia calabrese, il ginepro toscano, il coriandolo marocchino, la buccia di limone ancora sbucciato a mano in un villaggio della Murcia.
Una volta concluso il processo il gin è poi trasferito in Scozia dove si aggiunge acqua purissima, e morbida a differenza di quella inglese che è dura, per ridurre il grado alcolico e infine imbottigliato. Il successo di Bombay è evidente con oltre sessanta milioni di bottiglie sfornate ogni anno e distribuite dovunque nel mondo.